Sedici anni e una quantità imprecisata di sogni. Sedici anni e un quintale di insicurezze da portarsi addosso come un’armatura pesante. Sedici anni e un libro fra le mani. Viviana è da due ore trincerata dietro grandi occhiali da sole, un cappello a tesa larga che le sue coetanee non metterebbero mai e un prendisole leggero a fantasia che sembra aver rubato dall’armadio della nonna. Da due ore questa giovane donna legge senza distrarsi, a volte sorride, a volte la sua espressione si fa prima pensierosa per poi diventare seria o commossa.
Ogni tanto, come i bambini, che giocano sott’acqua a guardare i pesci e tornano in superficie per riprendere fiato, anche Viviana fa capolino dalle trecento pagine che ha davanti, dà una veloce occhiata intorno per controllare che tutto sia tranquillo e si rituffa nella lettura. È venerdì, sono ormai le 18:00 e il sole sembra calare alle spalle dei palazzi affacciati sul mare. L’ultimo caldo sole di una bella giornata di luglio. Niente bagni, risate in compagnia, aperitivi sul bagnasciuga per Viviana, solo un lento pomeriggio passato a leggere storie fantasy sulla sedia sdraio, sotto un ombrellone ormai sbiadito dei Bagni Riviera. Da lontano arrivano le grida dei bambini odiosi che giocano a spruzzarsi con pistole ad acqua e la voce gracchiante dell’altoparlante che richiama il bagnino al bar. Molti anziani riprendono le loro cose e si avviano verso casa, con la pelle bruciata dal sole, seguiti da una scia di crema solare al cocco.
«Vivy, cosa vorresti per cena?» le domanda la nonna mentre piega il suo telo mare.
«Non ho fame ora…» le butta lì la ragazza, mentre volta la pagina del libro.
«Passo dal supermercato e prendo qualcosa di fresco» e si allontana senza attendere una risposta, poi, più in là di qualche metro, aggiunge «Non tornare troppo tardi, stasera devo uscire con le mie amiche».
In effetti nonna Rita ha una vita sociale tanto attiva da fare invidia a quella della nipote. La ragazza la raggiunge nel mese di luglio per farle compagnia ma finisce spesso per stare a casa da sola perché la nonna è impegnata in uscite e feste con coetanei arzilli. Dalla balera, al centro anziani ai vari tornei organizzati la sera in spiaggia.
Così Viviana passa il suo tempo principalmente sola, a leggere, o a passeggiare con le cuffiette nelle orecchie e con Bijou, il carlino della nonna, al guinzaglio.
La lettura continua, giunta ormai in un momento avvincente della storia, che tiene Viviana inchiodata alle pagine, quando alcune voci si avvicinano, sempre più fastidiose, riportandola alla realtà. Sono quattro ragazzi che parlano forte e sghignazzano, tutto un susseguirsi di Bro e Fra che li rende, se possibile, ancora più irritanti.
Alzano la sabbia con le loro scarpe da ginnastica e vengono a piazzarsi esattamente sui due lettini a fianco all’ombrellone di Viviana. La tranquillità è persa. Viviana vorrebbe scomparire, cerca quasi inconsciamente di coprirsi le gambe bianche perché teme possa fare la sua comparsa la sua odiata cellulite. Non li guarda, ormai sprofondata in un imbarazzo completo, ma vede con la coda dell’occhio che si stanno spogliando. Sente magliette e pantaloncini cadere sui lettini mentre le risate aumentano e una voce urla:
«L’ultimo che arriva paga la birra stasera.»
Si alza una nuvola di sabbia mentre Viviana vede quattro corpi alti e atletici che volano verso l’acqua, poi nel mare sembra scoppiata una bomba di schizzi che brillano alla luce. Per quanto sia disturbata da quella presenza che è arrivata improvvisa come un temporale, non riesce a fare a meno di guardarli. Fisici asciutti e prestanti, vitali, in un movimento continuo fuori e dentro l’acqua. Vorrebbe scappare da lì e portare lontano il suo corpo goffo di adolescente imbranata e secchiona ma qualcosa la trattiene. Quando i ragazzi tornano, Viviana continua a leggere. Qualche goccia d’acqua le arriva addosso mentre si scuotono come cani bagnati.
Sente l’odore del sale, li guarda di sfuggita e intercetta gli occhi castani di uno dei quattro. Lui sembra accennare ad un timido sorriso. Un dio greco la sta guardando con curiosità per intravedere oltre cappello e occhialoni. Viviana gira il volto per sottrarsi allo sguardo indagatore. Piena di imbarazzo la ragazza si alza, piega l’asciugamano che mette sotto il braccio e con l’altra mano afferra da terra le sue ciabatte. Deve passare in mezzo ai quattro per andare verso l’uscita. Si sente piccola in mezzo a loro.
«Fai passare la ragazza. Fai spazio» gracchia una voce stronza, mentre i corpi, invece di spostarsi, si affollano intorno a lei. Viviana trema, sente le loro risate addosso.
«Smettetela, siete dei cazzoni» tuona il dio greco con la voce dura. Poi Viviana trova un ostacolo tra la sabbia.
Un piede. Qualcuno vuole farla cadere? Spintoni, risate, odore di sale, capelli bagnati. La ragazza inciampa, tentenna e cade. Gli occhiali da sole cadono a terra. Resta piegata a quattro zampe. Non ha la forza di alzare il viso.
«Coglioni» urla il dio greco e le porge una mano. Mentre la sorregge per aiutarla a rialzarsi, il suo tono si addolcisce. Si rivolge alla ragazza. «Questa sera ti aspetto davanti ai Bagni Riviera per farmi perdonare per questi tre idioti. Ti offro qualcosa al bar qui davanti.»
Viviana sente addosso le sue mani ferme. È già in piedi ma si accorge di non riuscire a smettere di trattenere le braccia muscolose che l’hanno aiutata a rialzarsi. Lo guarda in quegli occhi profondi che sembrano sinceri e un po’ imbarazzati. Viviana non saprebbe dire se intorno a loro ancora ci sia qualcuno. Forse sono tutti magicamente scomparsi con le loro risate cretine. Vede solo quelle iridi profonde fissarla, sente l’odore speziato che emana la pelle calda sotto le sue dita. I due volti si avvicinano, come inebriati. Quando Viviana chiude gli occhi percepisce le labbra del dio greco sulle sue. Morbide e salate. È un bacio divino, lento e delicato, appena accennato. Viviana se ne abbandona.
«Ti aspetto alle 9» sussurra lui sorridendo, poi le raccoglie gli occhiali caduti sulla sabbia e conclude «Comunque piacere, sono Eros. E tu?»
ElySa