Nicolò tira fuori dalla tasca un fazzoletto di carta, stropicciato ma pulito, e glielo porge. Annetta lo prende, si strofina gli occhi, ma un lacrimone sfugge, scivola lungo la gota e arriva fino alle labbra, dove la bambina lo afferra con la lingua a cucchiaio. Poi sospira e continua:
« “Ma come, scusa!” gli ho detto “Non avevi giurato che sono la tua amica numero uno e mi vuoi bene più che alla tua sorellina, che piange mentre guardi i cartoni e finisce che non senti niente?” Te lo giuro, Nico. Me lo ripeteva almeno dieci volte al giorno.» Nicolò ora si è incantato a guardare le sue labbra, che hanno lo stesso colore delle ciliegie mature. Chissà se sono dolci allo stesso modo, si interroga, mentre prende la mano dell’amica e la indirizza verso la riva. Fa caldo e lì, piantati in mezzo alla passerella in cemento dello stabilimento balneare, potrebbero sciogliersi anche le lucertole. Meglio cacciare i piedi in acqua. Così magari anche Annetta si dà una calmata e la smette di parlare di Rocco. A lui è bastata un’occhiata, il primo giorno della colonia estiva, per capire che quello era un antipatico di livello super. Convinto di essere il primo in tutto. Che poi a lui non gliene importa nulla se Rocco vince ogni volta a bocce o alla gara dei tuffi. Gli basta solo che arrivi secondo con Annetta, che gli fa battere il cuore come un martello impazzito ogni volta che la vede o sente il suono della sua risata.
«Quel bugiardo mi aveva anche detto che con me il gelato lo divideva volentieri, perché così intanto guardava i miei occhi che quando leccano il limone o la crema si fanno di luce, come quando hai paura del buio e accendi una pila così la stanza è più grande e più calda.»
Mannaggia a Rocco, pensa Nicolò. Quello con le parole ci sa fare, un bel po’. Come diavolo può riuscire, lui, a vincere?
«Mica si fa così, che se poi queste cose le dice mentre mi stringe la mano, io ci credo alle sue parole.» Una nuova lacrima, ma questa volta resta impigliata alle ciglia. Nicolò rapido la blocca con l’indice, poi, già che c’è, apre la mano e accarezza il viso di Annetta, che spalanca gli occhi, mentre una O perfetta le disegna le labbra.
La ragazzina scuote il capo e riparte: « E poi, stamattina, mi dice che si è sbagliato e che gli piace di più Elisabetta. E tutto solo perché ho sbagliato a tirare il rigore ieri, alla finale del torneo e, m’ha detto, ci è rimasto male perché siamo arrivati secondi. Ma che si fa così? Anch’io volevo che mi regalasse le due figurine che mi servono per completare l’album e invece lui se le tiene, anche se sono doppie. Ma mica per questo gli ho detto che preferisco Filippo o Giovanni.»
Le figurine, ecco! Se ne era completamente dimenticato. Nicolò lascia la mano dell’amica e annaspa nella tasca posteriore della tuta. Mentre l’acqua fredda, finalmente, gli lambisce i piedi e lo fa rabbrividire, porge le due figurine alla ragazzina che riempie ogni suo sogno e le fa un sorriso storto. Gli mancano un paio di denti – impiegano un sacco a ricrescere – e si vergogna un po’ a mostrare quelle finestrelle vuote.
Annetta, però, sta ancora brontolando: « Eh no, carino! E poi Elisabetta sarà pure più bella di me – ha quei ricci lunghi che io li ho avuti solo il giorno della prima comunione, ma che fatica dalla parrucchiera – ma lei non ti ha mai regalato il suo panino con la mortadella, che per te uno a merenda è troppo poco. La mamma mi dice sempre che per amore qualche sacrificio si può pure fare. “Non troppi, però” aggiunge ogni volta” perché poi si finisce per calpestare la propria dignità.” Io che cos’è la dignità mica l’ho capito benissimo, ma credo c’entri con quella specie di sasso che mi si è appoggiato in gola stamattina , che stavo succhiando una caramella alla frutta e all’improvviso non andava né su né giù.»
Basta. Nicolò non ce la fa più. Apre la mano di Annetta, ci caccia dentro le due figurine e gliela chiude a pugno. Poi la guarda negli occhi, le si avvicina e le stampa un bacio sulla punta del naso, proprio lì, davanti a tutti, con i piedi affondati nella sabbia bagnata e il cuore che fa un milione di capriole.
Gli occhi di Annetta ora sono due fari blu; gli angoli della bocca sono all’insù e le labbra schiuse. Anche a lei manca un incisivo, ma chi se ne frega, pensa Nicolò.
La piccola ora apre il pugno, osserva le due figurine, tira su col naso e dichiara, fiera: «Ora l’ho ingoiata la caramella, sto meglio e sai cosa dico? Tieniti la tua Elisabetta, caro Rocco. Tieniti anche i suoi ricci. Tanto io qualcun altro a cui regalare i miei panini alla mortadella l’ho trovato. Ed è mille volte meglio di te. Tiè!» Dà un calcio all’acqua, si aggrappa alla mano del suo nuovo fidanzato, che la fissa inebetito, e lo trascina al bar. Si deve festeggiare con un gelato.
Connie Bandini