Come sono finita a baciare il mio capo, dopo mesi di scontri in azienda, accanto a questo meraviglioso fuoco sulla spiaggia nella notte di San Lorenzo? Tutti ci applaudono contenti.
È una storia che dovreste proprio stare a sentire, ma cominciamo dall’inizio.
Mi presento sono Simona Desiderio e sono il capo delle risorse umane della grande H.A.G Holding, un’azienda che tratta servizi commerciali con metà mondo. Siamo in forte espansione, ma per fare questo abbiamo dovuto rinnovare l’azienda dalle fondamenta e la mia storia inizia dopo il 6 gennaio. Terminate le vacanze, sono rientrata in ufficio curiosa di conoscere il nuovo amministratore delegato. Il suo arrivo ci era stato annunciato a sorpresa l’ultimo giorno dell’anno. Ho subito pensato che ci avrebbero propinato il solito vecchiaccio antipatico; invece, alla riunione ufficiale mi sono ritrovata davanti agli occhi un ragazzo molto bello e sicuro di sé. Quel tipo di ragazzo dagli occhi profondi che piace a me. Peccato che il tipo, il dottor Marco Severi, si sia subito dimostrato un grandissimo villano: di poche parole e scontroso con i nuovi dipendenti. In modo brusco mi ha subito convocata in ufficio e comunicato la lista delle persone che, secondo lui, andavano licenziate nel giro di una settimana e che avrei dovuto fare tutto da sola.
Ho impiegato anni di sacrificio e sudore per affermarmi tra i colleghi, facendo una gavetta da paura. Anche se ero l’ultima arrivata ho imparato ad avere buoni rapporti con tutti e ad andare incontro alle loro esigenze. E oggi sono un capo del personale molto stimato e apprezzato.
Dopo aver rimuginato ventiquattro ore, sono andata nel suo ufficio con il mio miglior tailleur e mi sono rifiutata di attuare il suo folle piano. E sapete cosa ha fatto lui? Non si è imposto alzando la voce come un qualsiasi nuovo AD. Mi ha guardato languidamente dalla scrivania e mi ha sorriso. Si è avvicinato a me. Io ho indietreggiato e mi sono ritrovata attaccata alla parete del muro, circondata dal suo braccio possente. «Se non lo fa, sarà lei la prima ad essere licenziata» mi ha detto e per sbaglio, credo proprio fosse uno sbaglio, ha sfiorato i miei fianchi con la mano. Ho sentito un brivido lungo la schiena e sono uscita dalla stanza sconvolta.
I mesi successivi sono stati un vero incubo. Ogni giorno mi convocava nel suo ufficio per aggiornarlo sul mio operato. Litigavamo spesso. Sono riuscita a dilazionare il tempo da una settimana a un mese, arrivando ad un accordo con l’azienda per la buona uscita dei colleghi più anziani. In primavera l’azienda era stata svuotata delle “vecchie carrozze” come diceva lui. Nel mio ufficio ci siamo ritrovati in tre, ad esempio. Poi è cominciata la campagna nuove assunzioni. Ho fatto tutti i colloqui con lui sorridente sempre al mio fianco, ma mai d’accordo con me. Su niente. Abbiamo litigato alla fine di ogni contratto firmato. Nessun nuovo impiegato attirava la mia attenzione, lui invece ci trovava un meraviglioso talento. Le ragazze avvenenti sono state prese nel reparto di comunicazione con il suo benestare. I litigi furiosi, in quel caso, si sono triplicati. Dopo quel periodo intenso ho preso una settimana di vacanza al mare dal mio migliore amico e mi sono rigenerata. Al mio rientro, come se nulla fosse, mi ha affidato il compito di organizzare dei weekend all’insegna dei Team Building aziendali. Un weekend per ogni gruppo con la mia partecipazione obbligatoria. Mi sono ritrovata ad organizzare lunghe passeggiate in montagna, visite allo zoo, due weekend alla scoperta delle città d’arte e una gita al lago. Una volta siamo finiti in coppia insieme per il gioco della mela appesa e per sbaglio, mi auguro che sia per sbaglio, lì ci siamo sfiorati le labbra. Ho sentito di nuovo quel brivido lungo la schiena. Nel weekend al lago, sono caduta in acqua per sbaglio e lui è venuto a salvarmi portandomi in braccio fuori dall’acqua. Dalla sua camicia bianca trasparivano dei muscoli di cui è meglio non ricordare nulla. Mi sono accorta che ad ogni weekend i nostri litigi lavorativi diminuivano e che tra i colleghi si diffondeva più armonia, ma anche silenzi maliziosi quando passavamo insieme in perlustrazione negli uffici.
Una sera di fine giugno si è autoinvitato a mangiare una pizza con me in ufficio, mentre finivo la compilazione di un documento. Il mio labbro superiore era sporco di salsa e Marco mi ha pulito con il suo dito sfiorandomi le guance. È calato un silenzio imbarazzante tra noi, siamo stati interrotti da una guardia che avvisava della chiusura.
Nei giorni successivi mi ha letteralmente ignorata e io ho continuato a lavorare all’organizzazione della festa di fine anno: un weekend al mare, in un paesino delle Cinque Terre. Il tempo è volato così in fretta da non essermi accorta che siamo in piena estate.
Da due giorni l’azienda si è trasferita in massa in un hotel di lusso sul litorale per l’ultima attività di team building. Marco non ha partecipato e io ho preferito osservare gli altri.
Questo pomeriggio ci siamo incontrati nella sauna dell’hotel, eravamo soli. Prima di uscire mi ha detto che avrebbe dovuto dirmi una cosa importante dopo cena, ma non ha fatto altro che bere. A mezzanotte è comparso all’improvviso in pantaloncini e maglietta sportiva, si è tuffato in mare e si è asciugato davanti al falò. Poi si è avvicinato, mi ha chiesto di ballare e mi sono ritrovata avvinghiata a lui, in una morsa seducente e non ho saputo oppormi al suo bacio. Insomma, ecco come mi sono ridotta. Innamorata cotta del mio capo. E lui di me.
Claudia Barrera