Astrid camminava verso Boccadasse, antico borgo marinario della città di Genova, situato in fondo a corso Italia, là dove la città profuma già di Riviera. Il sole risplendeva fulgido nel cielo, i gabbiani volavano ad ali spiegate, si tuffavano nel mare, si lasciavano coccolare dalle onde. La brezza le accarezzava il volto, alcune ciocche scappate dallo chignon, sfioravano il suo profilo.
Astrid aumentò il passo, non aveva molto tempo, ma non avrebbe mai rinunciato a vedere Giorgio.
Lo aveva conosciuto non molto tempo prima, il loro incontro fulmineo le aveva segnato la vita. Quella quotidianità scombinata, fatta di corse al mattino al negozio dei suoi genitori, il pomeriggio tra i libri per concludere un master in giornalismo. Si conobbero quasi per gioco, uno divertente scherzo organizzato dalla sua amica Cinzia.
Una sera, Giorgio, la vide in una fotografia, rimase folgorato dalla sua bellezza. Fu in quel momento che entrò in azione la complicità dell’amica e del fidanzato Fabio.
Organizzarono una cena. Astrid e Giorgio si conobbero: attrazione, senso di appartenenza si rivelarono all’istante.
Nonostante lei tentasse di rimanere con i piedi per terra, il terrore di soffrire ancora la teneva ancorata a una realtà che le dava conforto, non c’era spazio per altre delusioni, per abbandoni, come aveva fatto il suo precedente compagno, Fabrizio, un poliziotto impegnato nella squadra mobile di Firenze. Lui si che l’aveva letteralmente scioccata: era sparito dall’oggi al domani, mentre le prometteva amore sincero, duraturo, facendole credere che presto avrebbero creato qualcosa per il loro futuro.
Giunse al borgo, un villaggio lambito dalle onde, contornato da una manciata di case colorate sparse come ciottoli sul bagnasciuga.
Si guardò intorno, lo cercò con lo sguardo, lo individuò seduto su di un telo, in riva al mare. I suoi occhi si impossessarono di una luce intensa. Si incamminò per raggiungerlo. Prestò attenzione a non farsi notare, si accosciò, lo soprese alle spalle, allungò le braccia, gli coprì gli occhi con le mani.
Lui sobbalzò, iniziò a toccarla per capire chi fosse, si prestò al gioco. Astrid percepì un brivido intenso lungo la schiena.
Giorgio le faceva sempre quell’effetto, ogni volta che erano insieme.
«Fammi indovinare…» la tastò. «Se non mi sbaglio, questa è la “fatina” del mio cuore.»
Astrid rimase in silenzio, continuò a giocare insieme a lui.
«Sì, ne sono sicuro. Il tuo profumo è inconfondibile, sei tu» proseguì. Le afferrò entrambi le mani, si voltò, la guardò negli occhi, lei si perse in quell’immensità.
«Mi sei mancata da morire!» le confessò, le sorrise mettendo in mostra una dentatura perfetta.
«Anche tu…» replicò. A pochi centimetri dalle sue labbra, si fece sfuggire un gemito.
I suoi occhi scuri e profondi la scrutavano imprigionandola e facendole perdere il senso dell’orientamento e del tempo, entrando in una realtà dove c’erano solo loro due. Spinta dal desiderio, appoggiò le mani sul suo petto, le fece risalire accarezzandogli il collo con i pollici. Giorgio posò con dolcezza e trasporto, le sue labbra su quelle di lei.
Priva di reazione, Astrid, rispose al bacio sciogliendosi a quel contatto. Il suo corpo si abbandonò contro quello di Giorgio: l’accolse stringendola contro il suo petto, dove sentiva battere il cuore. Un bacio profondo, interminabile sullo scandire delle onde che si infrangevano sugli scogli, sul quell’amore timido.
«Non potrei pensare a una vita senza di te,» le mormorò, staccandosi con dolcezza.
Toccò la sua bocca con un dito, ne delineò il contorno come se uscisse dalla sua mano, con la sensazione di vederla e baciarla per la prima volta.
«Quando capirai che ti amo? Sono serio,» proseguì.
Astrid ancora tra le sue braccia, alzò gli occhi per guardarlo.
«Sarebbe bello buttarmi tutto alle spalle, lasciarmi andare, ma non è semplice per me: lo sai.»
Le accarezzò il volto: «Guardami, io non sono come lui. Non ti farei mai del male.»
Non rispose, si voltò verso il mare, lo ammirò. Solo così riusciva a trovare la giusta forza, il coraggio di sciogliere dubbi e paure. Giorgio le cinse le spalle, contemplò anche lui l’orizzonte. Due sguardi incatenati tra le onde, tra il riflesso del sole nell’acqua.
«Ho solo bisogno di un po’ di tempo…»
Lui non replicò, la strinse più forte, Astrid si sentì al sicuro, chiuse gli occhi. Se non voleva perderlo, doveva provare a lasciarsi andare a quelle forti e profondi emozioni. Viverle.
Vivere e non proseguire con quell’atteggiamento di chiusura; non si può amare con riserva, si ripeteva, ma qualcosa le impediva di essere se stessa.
Astrid percepiva i battiti del cuore di Giorgio, inspiegabilmente le sue mani cominciarono a pulsare. Quella sensazione si confuse con i suoi: sperduti, la testa vuota. Come se la spiaggia non esistesse più, nulla intorno a loro era chiaro, nitido. C’era solo il sorriso di Giorgio, la sua anima, accanto alla sua.
Astrid tentò di cancellare i pensieri: si fermarono di colpo, poi riprendevano: un ruotare vertiginosamente. Nulla aveva logica, senso compiuto, continuare a paragonarlo a Fabrizio. Di un tratto tutto era più comprensibile, si vide accanto a lui. Era quello l’amore vero? Il suo amore?
Insieme a Giorgio non riusciva più a controllate nessuna parta di se stessa, come se la mente si staccasse dal corpo in maniera netta. Brusca. Una dall’altra.
Giorgio la invitò a guardalo, il suo sorriso si spense con lentezza, le sue labbra la sfiorarono ancora una volta. Un bacio magico, una danza dolce, un suono argentino cullato dalle onde del mare, dall’odore di salsedine, dalla sabbia sotto le dita. Le loro labbra giocavano con armonia, l’una con l’altra. Era quello il vero amore? Quell’amore in bocca, che solo Giorgio era capace di farle provare…
Anna Meola