Quando scendo dall’autobus vengo investita dalla frizzante aria autunnale delle Ebridi.
Ora non mi resta che percorrere il sentiero che dalla strada porta al cottage del guardiano del faro.
Dopo aver sistemato i bagagli nella stanza, decido di andare a fare una passeggiata sulla spiaggia prima di cena.
Sono seduta davanti al mare a osservare l’esplosione di colori che dipinge l’orizzonte quando vengo distratta da un piccolo gheppio che mi sfreccia davanti in volo e si ferma sulla riva poco distante.
«Non si muova.»
Spaventata da quella voce che spezza il silenzio, mi volto. A pochi passi da me, sdraiato prono sui ciottoli, c’è un ragazzo con l’obiettivo della macchina fotografica puntato verso la mia direzione.
«Come dice?»
«Shhh», mi zittisce lui.
Dopo alcuni scatti, l’uccello che si era fermato accanto a me spicca il volo e lui si alza in piedi, si spolvera i vestiti e, come se nulla fosse si avvicina.
Mi sto per alzare, pronta ad affrontarlo per i suoi modi sgarbati, ma lui mi sorride e mi porge la mano per aiutarmi.
«Scusami ma la luce era perfetta ed è raro vedere un gheppio sulla spiaggia a quest’ora. Comunque, sono Ethan.»
«Ally», mi presento. «Sei un fotografo?»
«Piacere Ally.» Mi piace come suona il mio nome con il suo accento. «Diciamo che sto provando a trasformare la mia passione in un lavoro.»
Il bagliore degli ultimi raggi di sole si mescola con l’azzurro dei suoi occhi dando vita a piccole scintille dorate che gli illuminano il viso.
Sono così assorta a osservarlo che non mi accorgo che mi sta ancora parlando.
«Tutto bene?»
«Oh, sì. Be’, se fotografare quel gheppio era un’occasione unica, chi sono io per metterlo in discussione?»
Mi sorride di nuovo e noto che alcuni ciuffi rossi sono sfuggiti al codino che ha stretto in testa.
«Sei ospite al cottage?»
«Sì, sono arrivata poche ore fa. Questo posto è magnifico. Non ho mai visto un tramonto del genere.»
«Qui a Mull il cielo ci regala ogni giorno uno spettacolo nuovo. E ancora non hai visto niente.»
«Adoro Londra, la sua frenesia. Ma ora, quello di cui ho bisogno è proprio questo: la natura, il silenzio, questa magia», mi sento dire con lo sguardo che abbraccia il paesaggio che si estende intorno a noi.
«Vieni, ti offro qualcosa da bere per farmi perdonare di averti importunata mentre riflettevi sulla bellezza della natura.»
Al cottage scopro che Ethan è il figlio dei proprietari e che non è un fotografo amatoriale come voleva farmi credere. I suoi scatti sono esposti in una mostra personale a Tobermory e collabora come reporter per il giornale locale.
Dopo aver passato la serata a gustare un’ottima cena scozzese, bere whisky e chiacchierare, mi rendo conto di trovare molto piacevole la compagnia di Ethan, che si è anche offerto di farmi da guida l’indomani.
Passiamo i giorni seguenti sempre insieme e lui mi mostra le bellezze dell’isola.
Visitiamo Tobermory con le sue pittoresche case colorate che si affacciano sull’acqua, il museo, la distilleria e le gallerie d’arte. Facciamo lunghe passeggiate sulla spiaggia, con le mani che si sfiorano a ogni passo e i sorrisi pieni di allegria.
L’ultima sera andiamo a cena in una graziosa locanda tradizionale.
«Mi sembra di intuire che apprezzi la cucina scozzese», dichiara divertito mentre mi osserva addentare con gusto un pezzo di scotch pie seguito da due patatine.
Gli rispondo con un sorriso.
Percorriamo il tragitto verso il cottage in silenzio e quando arriviamo lui sparisce in cucina mentre io mi siedo sul divano a fiori nel soggiorno.
Dopo una decina di minuti torna. «Il tè è sempre la soluzione», dice posando due tazze fumanti sul tavolino, e si siede accanto a me. «E ora dimmi, perché sei così malinconica?»
«Domani devo partire. Ma a Londra non c’è niente ad aspettarmi. E poi devo ammettere che mi piace qui.»
«Allora rimani. Sei su una delle isole più belle del Regno Unito. Sei in gamba, troverai facilmente un lavoro.» Il suo viso è così vicino al mio che posso sentire il suo respiro. Basterebbe che mi voltassi a guardarlo negli occhi e le nostre labbra si toccherebbero.
«Vieni!» Mi prende per mano e usciamo. «Il cielo è limpido.»
«Ma…»
«Fidati di me.»
Mi conduce sulla spiaggia, davanti al faro, mi fa sedere fra le sue gambe e mi cinge con le braccia. Abbiamo lo sguardo rivolto all’orizzonte, lo sciabordio delle onde e gli uccelli notturni a fare da colonna sonora alla notte e poi, d’un tratto, ecco che il cielo si tinge di luci verdi e viola che cominciano a muoversi in una danza eterea sopra di noi. Rimango senza parole, incantata dalla visione dell’aurora boreale che ci regala e incornicia questo momento magico.
Ethan mi stringe più forte a sé e mi accarezza il viso. «Rimani.»
Quando mi giro a guardarlo le sue labbra si appoggiano sulle mie. Tutti e due chiudiamo gli occhi e ci abbandoniamo alla passione di quel bacio, arrivato nel momento perfetto.
Quando li riapriamo, le luci colorate si sono spente e al loro posto è rimasto un cielo ricamato di stelle.
Fanny Rinaldi