«Ma quindi si conoscevano già?»
«Certo! Si sono conosciuti durante la gita a Pompei della scorsa primavera: fu un viaggio indimenticabile, con tutti quei mosaici e poi…»
«Sì, ma non divagare, raccontami di Flavia e Lorenzo.»
«Be’, lei la conosci, guida il pullman, è taciturna ma gentile. Specialmente con noi vecchiette. Lui, invece, è solare, scherza e chiacchiera sempre…»
«Ovvio, fa la guida turistica!»
«Però se mi interrompi, Lina! Insomma, durante quel viaggio hanno cominciato a guardarsi, lui le faceva le battutine, lei rideva. Io, lo sai, mi siedo sempre nei primi posti per il mal d’auto, quindi vedevo tutto… certi sguardi ardenti! Te la faccio breve, alla fine della gita è scoppiato l’amore. Due anime in un nocciolo, li vedevi sempre insieme.»
Marisa si interruppe e il sorriso le morì sulle labbra.
«E poi?» chiese Lina.
«Si sono lasciati, così su due piedi. Nessuno sa il perché… c’è chi dice che lui l’abbia tradita, chi ha visto l’ex marito di lei girarle di nuovo attorno. È un peccato, si amavano proprio tanto.»
«Be’, oggi non più. Hai notato lei che faccia ha fatto quando l’ha visto salire sul pullman?»
«Non se l’aspettava! Doveva esserci una nuova guida e invece hanno mandato lui. Ma io sono certa, si amano ancora… Adesso però risaliamo, altrimenti ci lasciano qui all’autogrill.»
Caricati gli ultimi passeggeri, il pullman chiuse le porte e partì spedito verso l’ultima tappa della giornata: “Brindisi in spiaggia al tramonto “, dove un chiosco aveva già pronti taglieri di affettati e formaggi da offrire con un bicchiere di bollicine.
Flavia teneva lo sguardo fisso sulla strada, cercando di non ascoltare la voce di lui che intratteneva i gitanti al microfono, quella voce calda e amabile che l’aveva conquistata sin dal primo viaggio. Riascoltarlo dopo due mesi in cui non si erano più visti né sentiti, le faceva stringere lo stomaco. Ripensò ai lunghi baci, alla sua pelle liscia e all’amore che facevano a casa di lei quando tornavano stanchi dall’ultima escursione. Aveva le braccia forti e gli abbracci accoglienti. E poi l’arrivo inaspettato della notizia. Di quella notizia. E tutto era crollato.
Il cartello del parcheggio degli autobus si stagliò all’improvviso dopo una siepe e Flavia sterzò un po’ più bruscamente di come era solita fare, provocando qualche borbottio tra i vecchietti. Fermò il mezzo e aprì le portiere, poi tuffò la faccia nei fogli del programma per aspettare che scendessero tutti. Con Lorenzo si erano scambiati giusto tre parole in tutto il giorno e se fosse riuscita a passare da sola quest’ultima ora, sarebbe stata salva.
«Ed eccoci all’ultima sosta» lo sentì dire al microfono. «Ma prima di correre ad ammirare il tramonto, vi prego di fare un bell’applauso alla nostra splendida autista, grazie!»
Colta di sorpresa, dovette voltarsi e sorridere al gruppo che le batteva le mani, poi dette uno sguardo fugace all’uomo che fino a due mesi prima le faceva palpitare il cuore solo a pensarlo e si sedette nuovamente. Rifletté su quanto fosse bello con quella polo verde petrolio. Anche il suo stomaco intrecciato era d’accordo.
«Ma dove la ritrovi una guida che ti fa fare l’applauso, Flavia?» le chiese Marisa avviandosi verso l’uscita. «Uomini così non ce ne sono mica tanti, ricordatelo.»
Ma lei lo sapeva, lo sapeva fin troppo bene. Per calmare il cuore che le martellava in petto, chiuse gli occhi e si appoggiò allo schienale. Inspirò profondamente e rilasciò il respiro diverse volte nel silenzio del pullman vuoto.
«Ho bisogno di parlarti» la voce di Lorenzo la fece sussultare.
«Pensavo fossi sceso anche tu…» Flavia si guardò attorno, ma erano soli.
«Perché non me lo hai detto?» Lorenzo si avvicinò, ma lei svelta aprì la portiera.
«Scusa, ho bisogno di un po’ d’aria…»
Scese e si avviò verso la spiaggia, dirigendosi dalla parte opposta al chiosco per evitare i suoi allegri vecchietti. Il sole fiammeggiava all’orizzonte.
Lorenzo l’aveva seguita e adesso la stava guardando con un misto di nostalgia e preoccupazione. Flavia si sedette su un tronco portato a riva da una mareggiata. Cercava di non piangere.
«So tutto: della lettera, del risultato delle analisi… perché mi hai allontanato? Pensi non sia in grado di starti vicino in questo momento? Pensi che il mio amore non sia forte abbastanza?»
Flavia non riusciva a parlare, la gola le si era chiusa in una morsa di dolore.
Lorenzo si sedette accanto a lei e le prese le mani.
«Ti prego, non posso vivere senza di te.»
«Ma è quello che succederà!» Flavia esplose. Con le lacrime che le rigavano il volto lo guardò finalmente negli occhi. «Non voglio che tu ripercorra quello che hai dovuto patire con tuo padre, non voglio che tu mi veda mentre mi consumo e non voglio scaricare tutto il mio dolore su di te. Lasciamoci ora e conserviamo un bel ricordo di noi due, prima che sia troppo tardi.»
«E non pensi che io sia adulto abbastanza da scegliere di starti accanto per tutto il tempo che la vita ci darà?» le disse, asciugandole le lacrime con una carezza.
Si guardarono profondamente negli occhi. Lorenzo le prese il volto fra le mani e si avvicinò, sostando un attimo soltanto per sentire il suo respiro sulle labbra e poi la baciò a lungo.
Il sole stava tramontando e Flavia sentì la sua anima accoccolarsi nuovamente nel loro nocciolo.


Annalisa Lay

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