L’aria leggera increspava le onde del mare.
Lara si strinse nel cardigan di lana sottile, rabbrividendo nella brezza di quella fresca mattina di ottobre.
Aveva sempre amato quel periodo dell’anno, quello in cui gli ombrelloni e i lettini si chiudono in attesa dell’estate successiva, come in un dolce letargo.
Le sembrava che la vera essenza del mare fosse proprio quella, senza il brusio dei bagnanti a fare da sottofondo.
Stese il suo asciugamano, strinse le ginocchia al petto e puntò lo sguardo lontano, verso l’orizzonte.
Le emozioni provate la sera precedente non l’avevano ancora abbandonata e la notte quasi insonne ne era la prova.
Da quando era giunto l’invito per quel ritrovo della vecchia compagnia del mare non aveva fatto altro che pensarci, pervasa da un senso di nostalgia così forte da mozzarle il respiro.
Il primo istinto era stato quello di rifiutare.
Erano passati troppi anni, la vita di tutti loro aveva fatto il suo corso e forse sarebbe stato meglio non rivedersi, rimanendo cristallizzati in un’eterna adolescenza.
Poi però aveva ceduto sotto le insistenze di Cristina, l’amica con cui era rimasta sempre in contatto e che possedeva ancora una casa di villeggiatura proprio lì, in quella località di mare che aveva fatto da sfondo alle estati più belle, quelle in cui guardi al futuro come a una riserva infinita di possibilità.  
«Non puoi proprio mancare, ci saranno quasi tutti e sarà un’occasione che forse non capiterà più» aveva sentenziato l’amica, con il suo solito tono melodrammatico.
Lara aveva balbettato che sì, ci avrebbe pensato ma che non garantiva nulla.
«È per Marco, vero? Hai paura di rivederlo, lo so. Ha chiesto di te, chissà che questa non sia l’occasione per ripartire, ve lo meritate tutti e due. Non si è mai sposato, forse aspettava proprio te.»
«Non ci pensare neppure!»
La voce di Lara era risultata troppo assertiva anche alle sue stesse orecchie.
«Scusami, so che le tue intenzioni sono buone ma non sono pronta e tu lo sai bene.»
Certo che lo sapeva: l’amica le era stata vicina in tutti quegli anni, da quando a Francesco, il marito di Lara, era stata diagnosticata una malattia che gli lasciava pochi mesi di vita.
I sogni della coppia si erano infranti dopo quella sentenza, che non lasciava più spazio ai loro progetti di avere dei figli, viaggiare e comprare una casa più grande per contenere tutti i loro affetti.
Il loro dolore si era mescolato al rimpianto di tutto quello che poteva essere e non sarebbe mai stato, in un susseguirsi di mesi che Lara ricordava come un incubo infinito, fatto di giornate che sembravano non finire mai.
Lara si era sforzata di essere forte per Francesco ma quando lui aveva chiuso gli occhi per sempre era crollata, come un vaso di ceramica che cade e si rompe in mille pezzi.
Da allora erano passati tre anni e i cocci non si erano ancora ricomposti del tutto perché è difficile rimettere insieme qualcosa che si è perso per sempre, come la speranza nel futuro.
Non se l’era sentita però di dire di no a Cristina, che si era prodigata in tutti i modi per la buona riuscita di quella rimpatriata e adesso era lì, a guardare il mare, con il cuore gonfio di un qualcosa di indefinito.
Un rumore leggero alle sue spalle la fece riemergere dal turbinio dei suoi pensieri.
«Sapevo che ti avrei trovata proprio qui, è sempre stato il tuo posto preferito.»
La voce di Marco, un po’ arrochita dalle sigarette, ruppe il silenzio.
Con scioltezza scivolò accanto a lei, prendendo posto sull’asciugamano ma tenendosi a debita distanza.
«Sono passati tanti anni ma è come se fosse ieri. Non è cambiato nulla.»
«Siamo cambiati solo noi.»
La voce di Lara suonò lontana e malinconica, come se il ricordo di quelle giornate allegre e spensierate della loro adolescenza avesse trovato posto proprio lì, in quella mattina di ottobre, tra gli stabilimenti balneari chiusi e l’aria che profumava di autunno.
«Scusami per ieri sera, ti ho evitato appositamente» disse Lara, voltandosi verso di lui.
La risata leggera di Marco la colse di sorpresa e le riempì il cuore.
Era sempre la stessa di allora, la stessa risata che l’aveva fatta innamorare quasi vent’anni prima e che aveva sempre portato dentro di lei, nonostante la vita avesse scelto altri piani per loro.
«Anche io ti ho accuratamente evitata. Ho saputo da Cristina quello che ti è successo e non credevo di poter trovare le parole giuste. E poi non ti ho mai chiesto scusa per non averti più scritto dopo l’ultima estate.»
Gli occhi di Lara ripresero a fissare lontano.
«Non ti preoccupare, eravamo troppo giovani e le storie a distanza sono destinate a morire. Evidentemente non era destino.»
Marco fece scivolare una mano verso quella di Lara e lei non si ritrasse.
«Un giorno ho seguito un corso di cultura giapponese e mi ha molto colpito la tecnica del Kintsugi. I giapponesi utilizzano foglie d’oro e d’argento per ricomporre i pezzi di un oggetto di ceramica che si è rotto. Queste parti vengono ricongiunte dando al prodotto una veste nuova, lucente e preziosa» le raccontò Marco, stringendole piano la mano.
Gli occhi di Lara si riempirono di lacrime.
«Dici che i miei pezzi possono essere rimessi insieme?» gli domandò con un filo di voce.
«Non so se potrò essere io l’artefice ma se mi dai una possibilità vedremo dove ci porterà il destino.»
Era Marco, il suo Marco, con qualche ruga e capello bianco in più, ma era sempre lui, il suo grande amore di quando ancora credeva nel lieto fine.
Il bacio che seguì sapeva di rinascita e di speranza.
Dopo rimasero immobili a guardare il mare mentre un futuro tutto da scrivere faceva capolino all’orizzonte.

Marta Carestini

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