Da Laura Magni, autrice di “Storia swing intorno a Fernandez”, presentato al Premio Strega 2024 da Vito Bruschini, qualche brano scelto per calarsi nelle atmosfere del libro.
È un romanzo bellissimo, non perdetelo!
1
Un viaggio a Capri e la bellezza di un limoneto sul mare. Lo guardava la mattina attraverso due finestre dell’hotel mentre faceva colazione a letto, appoggiata a un mucchio di cuscini. Caffè nero bollente, dolci di mandorle, sfogliatelle, fichi e sul vassoio gelsomini freschi. Subito dopo Laurent usciva per gironzolare tra le barche da pesca, lei appoggiava il vassoio sul pavimento e tornava a stendersi. Prendeva un libro e si metteva a leggere al sole: nuda, attorcigliata a lenzuola ricamate di un lino ruvido, pesante. Ogni tanto ruotava di qualche grado per restare nel raggio di luce che si spostava continuamente qualche attimo prima di lei. Laurent rientrando la trovava di sghimbescio sul letto, accaldata, le guance rosse, le tempie sudate mentre leggeva reggendo il libro con una mano e tastava con l’altra il lenzuolo vicino ai fianchi per raccogliere frammenti di mandorle e di canditi che si infilava in bocca.
Le toglieva il libro di mano e si spogliava in fretta, impaziente di entrare dentro di lei, di percorrere con le dita e con la lingua i solchi che i ricami del lenzuolo e delle federe le avevano lasciato sulla pelle.
2
Le donne, i capelli raccolti alla Paolina Bonaparte, si muovono nei loro abiti chiari come campanule prese da un vortice di maestrale. I lampadari di cristallo sono caleidoscopi che riflettono dettagli ripetuti più volte. Cornélie balla, gli occhi chiusi, le guance rosse, la tunica che ondeggia. Una figurina di Erté ritagliata nella carta velina.
All’improvviso un rumore sordo. Qualcuno grida. Poi un frastuono. L’orchestra smette di suonare.
3
“Dài, Fernand, scuci i particolari”.
Lui qualcosa scuciva, ma non tutto. E nonostante le insistenze si ostinava a non rivelare l’identità della donna. Considerava doveroso un minimo di reticenza, tenendo conto che la signora in questione era “regolarmente maritata”. Questo aveva scatenato nel gruppo un’infinità di ipotesi.
JB, il figlio del bettoliere, 15 anni, spalle curve, si era prontamente sottratto con un allarme nel petto. Alcuni dettagli – il colore di un abito che l’amante di Fernand indossava spesso, il particolare del rossetto sempre sbavato agli angoli della bocca – l’avevano fatto pensare a sua madre.
Le mani sudate, il respiro affannoso come se l’aria si limitasse a lambirgli l’orlo delle narici e facesse dietrofront rifiutandosi di procedere oltre, JB si era defilato dal gruppo con un pretesto. Da allora aveva cominciato a rientrare prima del previsto o a ore insolite per controllare sua madre. La marcava stretta.