La “Gazzetta dello Sport” dedica una bellissima recensione all’originale thriller “Arcipelago amico“ di Paolo Bocchi, già autore per noi del divertente e surreale “L’urna vagante“, al quale lo accomuna l’ampia gamma di riferimenti pop musicali, letterari, di costume.
In questo caso sono declinati in un noir ricco di colpi di scena, con una serie di personaggi pennellati alla perfezione.
«Lo capisce subito, appena scopre dove si trova il cadavere e ne esamina velocemente le condizioni. Il corpo, magro, è leggermente scivolato dallo sgabello di legno del confessionale, andandosi a curvare contro lo sportello da cui entra il confessore. Non c’è cattiveria, questa volta. Non ha infierito sul corpo».
Arcipelago Amico è la storia di un peccato, di una macchia criminale che, all’interno di una famiglia apparentemente normale, si tramanda da tempo, di generazione in generazione, provocando un grande numero di innocenti e inconsapevoli vittime.
Enrico Trezza è un serial killer cinquantenne, proprietario di un bar, che ha il vizio di selezionare le sue vittime all’interno di una particolarissima cerchia di amicizie: il suo Arcipelago Amico, per l’appunto.
Nel portare a termine i suoi efferati omicidi, Enrico ha qualcuno che lo aiuta, in segreto, dietro le quinte: una persona fidata e capace, di cui pochi conoscono l’esistenza.