È “Quello era un posto” di Sonia Maria Laezza l’opera vincitrice del Premio John Fante Opera Prima – Sezione Cinema, riconoscimento assegnato nell’ambito del festival Il Dio di mio padre, in corso a Torricella Peligna, in Abruzzo, paese d’origine del padre dello scrittore italoamericano.
La cerimonia di premiazione si terrà il 24 agosto alle ore 21.30.

Il Premio, nato nel segno dell’autore di “Chiedi alla polvere”, è dedicato agli esordi narrativi più significativi del panorama italiano. La sezione Cinema – ideata in collaborazione con Superotto Film Production e introdotta per valorizzare le opere che si distinguono per potenzialità cinematografiche e per l’intensità visiva della scrittura – premia testi in grado di trasformare la parola scritta in immaginazione scenica, dialogo vivo, ritmo narrativo, finalizzandone la trasposizione cinematografica.
Il romanzo di Sonia si è imposto per la forza emotiva e la capacità di raccontare una storia personale che tocca corde collettive. Protagonista è Valentina, una donna che, in una domenica mattina qualunque, si siede al suo solito posto in piscina per osservare la figlia nuotare. Ma dietro quella quiete si cela un passato complesso: un terremoto interiore che ha avuto inizio oltre dieci anni prima, quando Valentina ha scoperto dentro di sé la presenza inquietante del “Lupo” – il nome che ha dato alla propria depressione.
Con sguardo lucido e tenero, l’autrice accompagna il lettore lungo un percorso di crisi e rinascita: dal rifiuto della terapia, alla necessità dell’incontro con “l’uomo con la Barba”, il terapeuta che diventerà figura simbolica di ascolto e cambiamento. È un viaggio che tocca il senso dell’essere madre, ma anche e soprattutto dell’essere figlia, dell’essere vivi, vulnerabili, e capaci – infine – di scegliersi un posto nel mondo.

Il Premio John Fante riconosce così un’opera che si distingue per linguaggio potente, profondità psicologica e una naturale vocazione alla trasposizione cinematografica. La scrittura di Laezza è infatti visiva, ritmata, costruita per immagini che restano impresse come sequenze di un film interiore e collettivo.

Con questa vittoria, “Quello era un posto” conferma Sonia Maria Laezza come una delle voci emergenti più significative della narrativa italiana contemporanea, capace di raccontare il dolore senza indulgenza e la guarigione senza retorica.
Un libro che lascia il segno.
E che – come Valentina – sceglie di restare, finalmente, al posto giusto.