Informazioni importanti

titolo | Buona la prima |
sottotitolo | (Venti prime volte che contano) |
Autore | Fabienne Agliardi |
Collana | Varianti |
Editore | Morellini |
Formato |
![]() |
Pagine | 248 |
Pubblicazione | 04/2020 |
ISBN | 9788862987523 |
media voto |
5/5
su 16
recensioni
|
Maia è una giornalista sulla soglia dei quarant’anni. Ogni giovedì si ritrova con quattro amici: un libraio con la fissa dell’ucronìa, una filosofa, un fanatico di Foscolo e un archeologo maneggione.
Una sera, tra i convenuti viene lanciata la fatidica domanda: «Qual è il primo libro che avete scelto di leggere?».
Da qui Maia decide di ripercorrere la propria vita attraverso le sue “prime volte”: il primo amore, il primo giorno di scuola, la prima neve, il primo appuntamento, il primo brutto voto, “quella” prima volta, e così avanti… Un divertente excursus fatto di tante sliding doors, connotato da un umorismo tagliente, in un alternarsi continuo di momenti nostalgici, situazioni surreali, difficoltà impreviste, battesimi obbligati e prove da superare, con l’immancabile compagnia di un’ironia cinica e smaliziata. Dal 1976 al 2017, le venti prime volte che contano di Maia attraversano quattro decenni di vita; sullo sfondo, una Milano che cambia insieme a lei.
Sfuocate o nitide, le nostre prime volte le ricordiamo sempre: pezzi infrangibili di una galleria fotografica personale, sono tanto simili quanto diverse per ciascuno di noi.
Guarda qui il primo video de "Lo Spritz dei Verri" con Raul Montanari: https://www.facebook.com/morellinieditore/videos/2754971594830328
Guarda qui il video di Fabienne Agliardi a Rai 3: https://youtu.be/kY6DIU5mYsM
Fabienne Agliardi avrebbe dovuto chiamarsi Gaetana solo per ereditare una casa da una vecchia zia senza figli. Tuttavia, al fotofinish, i genitori preferirono un nome esotico; così la casa andò in beneficenza e lei deve pagarsi il mutuo. Vive a Milano con marito, figlia e gatta. Giornalista, laureata in Lingue con una tesi sulle parodie, collabora con Mondadori ed è Direttore Editoriale di Teatro.it, ma la pagnotta se la guadagna lavorando nella Comunicazione della Direzione Alumni dell'Università Bocconi. Il suo primo racconto risale al 1987 ed è stato pubblicato sul giornalino del convento dei frati cappuccini di Salò, al tempo presieduto da suo zio Padre Pierfranco. Dopo tre anni di scuola di scrittura e alcuni concorsi dove si è ben piazzata con racconti brevi, ha pensato fosse giunta l’ora di andare oltre le cinque pagine. Buona la prima – venti prime volte che contano è il suo primo romanzo.
Il romanzo d'esordio di Fabienne Agliardi "estrae" dal vissuto del lettore parecchie istantanee di una generazione nelle quali molti (ma non tutti) si possono facilmente riconoscere.
L'abilità con la quale l'autrice fissa queste istantanee sulla carta, attraverso uno stile accattivante che gioca molto sulla caustica ironia del vivere quotidiano, con punte di elegante e caustico cinismo (che talvolta sfociano in momenti di tenera e partecipata riflessione) rende la lettura di "Buona la prima" un esperienza unica: il lettore si trova sospeso in un flusso di emozioni che, attraverso le pagine del romanzo, riaffiorano istintivamente nella memoria.
Buona (e sicuramente ripetibile) la prima!
Un esordio frizzante per la giornalista Fabienne Agliardi. Siamo tutti un po’ Maia, la protagonista che ci svela le sue venti prime volte in questo romanzo che ha un ritmo incalzante e irresistibile e uno stile sapiente. Una lettura gradevole e cristallina che ho apprezzato moltissimo.
Una lettura piacevole e divertente, nella quale il lettore si troverà a ridere di gusto ma anche a riflettere con introspezione. Da libraio mi sento di consigliarlo a qualunque tipo di pubblico: piacerà ai lettori smaliziati - cui saprà offrire un po' di sana leggerezza calviniana - come a quelli più casuali.
Complimenti sinceri all'autrice per il suo esordio.
La scrittura di Fabienne Agliardi è fresca e dissetante, un gradito ristoro nel tran tran della vita. Per un verso l’autrice ci attira alla pagina tenendo il ritmo alto, la battuta pronta, la similitudine che non ti aspetti; per l’altro ci invoglia a ripercorre parallelamente tutte le nostre prime volte, perlopiù quelle di inglorioso insuccesso. Lo fa con talento notevole, soprattutto con molto mestiere. Buona la prima è un diario minimo, o degli errori, dove ogni incidente di percorso è l’elemento scatenante di microstorie impigliate nella memoria emozionale dell’io narrante.
Il cunto è niente – diceva un rapsodo siciliano – tutto sta come si porta. Ed è proprio con abile tecnica cantastoriale che l’autrice mette in piazza, su un cartellone di tela cerata, i fatti privati della sua moderna eroina di cui seguiamo empaticamente gli inciampi, le cadute e le capriole. E ripensiamo ai nostri, inconfessati, sorridendo. Tutte le prime volte che hanno segnato il confine tra la perdita dell’innocenza e l’ingresso nell’età adulta: tutti gli errori che, come si dice, aiutano a crescere.
Un racconto divertito e divertente, che nella struttura rinverdisce i topoi classici dei racconti intorno al fuoco e dell’intramontabile gioco della verità: l’ambientazione meneghina e la presentazione del variegato uditorio che, a suon di Spritz, fa il verso alla nobile tradizione dei salotti culturali (il Caffè del Verri nello specifico) hanno qui il loro peso.
Ecco, a un certo punto arriva la domanda indiscreta a cui sei costretto a rispondere. Il danno è fatto. Come uno specchio che si infrange, dove ogni frammento riflette l’immagine del tutto, Buona la prima è una concatenazione di racconti che diventa romanzo vitalistico, liberatorio, catartico.
Bellissimo romanzo che racconta con ironia un viaggio nella vita. Rievoca situazioni e personaggi che in un modo o nell’altro ognuno di noi ha vissuto e incontrato. Molto ben scritto. Riesce a commuovere e allo stesso tempo a far sorridere senza mai cadere nel banale. Complimenti alla scrittrice, spero che presto possa publicare altri romanzi di questo livello!
I libri che strappano risate sono preziosi e difficili da trovare. La scrittura di Fabienne Agliardi ne regala tante attraverso Maia, la protagonista, una di quelle donne che fanno dell'autoironia la propria forza.
Scrivere di storie normali, come quelle della maggior parte di noi, e renderle speciali, non è da tutti: direi ottima la prima! Già in attesa di leggere il prossimo libro di questa autrice.
Ho terminato di leggere questo libro in dieci giorni, considerato lo sforzo per me di leggere per tempi prolungati, ma ne sono stato progressivamente coinvolto e trascinato dai personaggi e dai racconti che Mao ha con loro condiviso e vissuto... e di conseguenza l'ho "assimilato" in tempi per me molto ridotti. Un concentrato di grande e creativa fantasia, proprietà di linguaggio, ricerca culturale accurata di letteratura, geografia e di tutto un po' in generale.
Un insieme di momenti di vita vera e sempre attuale, che potrebbe essere quella di tutti, con toccate di simpatia mescolate a quelle di preoccupazioni e paure, piccole iniezioni di commozione nel constatare come un'altra volta la vita sia per tutti così fugace e si ripeta con un moto perpetuo, vissuta nella deflagrante dissacrazione dei più giovani e nel sempre pressante e più corretto e giusto riprendere...e rispalmare i suoi veri valori che rendono, o dovrebbero rendere quella dell'uomo...più alta, più spirituale... e quindi superiore. Un lavoro molto buono, un sicuro spunto per un soggetto di riduzione cinematografica vivace e godibile.
Trama intrigante con un ripercorrere momenti della propria vita,che, ovviamente ,l'autrice rielabora con molta fantasia,rivelando così anche desideri,curiosità sogni inespressi ma inconsciamente vissuti.
In questo "amarcord" di momenti comuni,penso che molti si riconoscano o facciano una rapida analogia o raffronto con quelli vissuti in prima persona portando ad un rapido soggettivo flashback
Il periodare lieve ,le note ironiche,le descrizioni realistiche ed analitiche dei personaggi,il lessico adeguato portano il lettore a"divorarlo"tutto d'un fiato
Trama intrigante con un ripercorrere momenti della propria vita,che, ovviamente ,l'autrice rielabora con molta fantasia,rivelando così anche desideri,curiosità sogni inespressi ma inconsciamente vissuti.
In questo "amarcord" di momenti comuni,penso che molti si riconoscano o facciano una rapida analogia o raffronto con quelli vissuti in prima persona portando ad un rapido soggettivo flashback
Il periodare lieve ,le note ironiche,le descrizioni realistiche ed analitiche dei personaggi,il lessico adeguato portano il lettore a"divorarlo"tutto d'un fiato
Anche per me è stata la "prima volta" che la lettura di un libro mi ha permesso di ripercorrere la mia vita in parallelo a quanto stavo leggendo. Certamente ogni lettore ripenserà al proprio passato e, guidato da Maia, avere un susseguirsi di "scatti fotografici". Il libro mi ha catturato con la narrazione leggiadra, ironica e, a tratti, sarcastica portandomi ad una lettura senza sosta ed ora ho voglia di rileggerlo.
Condivido la citazione di Marcel Proust:" Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto uno strumento ottico offerto al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in sé stesso.
Quali sono le nostre venti prime volte che contano? Agliardi parte da questa domanda per costruire un romanzo godibile, scorrevole, brillante e divertito. Maia è tutte noi, donne sui quaranta, mai state belle, sicuramente intelligenti, che tra un maestro traumatico ma formativo, genitori che hanno fatto del loro meglio, uomini discutibili sotto vari punti di vista, amici insopportabili che però guai a chi ce li tocca, e le più fortunate una famiglia propria, conquistata con le unghie e con i denti, siamo sopravvissute fino a «metà del cammin di nostra vita».
Peccato non poter ripercorrere le gesta della protagonista in giro per Milano, fotografandoci nelle sue stesse pose, un po’ come fa lei sulle orme dello zio Silvano a Bali.
Le mie parti preferite? A sorpresa, quelle più serie e meditative, dove la protagonista narratrice (che si sovrappone in vari aspetti biografici all’autrice, con sua buona pace) gigioneggia di meno e lascia uscire la sua voce più umana, matura e vera.
Sarebbero 4,5 stelline, ma do 5 sulla fiducia (altro che la Rabitti!), perché so che non sarà l’ultimo libro di Agliardi. Aspetto il prossimo.
L’ho trovato molto immersivo e divertente, ricco di un’ironia arguta e originale, mi ha offerto anche alcuni spunti di riflessione che lo hanno reso ancora più interessante.
Di lettura molto scorrevole.
Un viaggio nelle prime volte, tappe fondamentali anche della vita di ognuno di noi, attraverso la mente brillante della protagonista.
Mi ha fatto emozionare, mi è piaciuto molto anche come la scrittrice ha collocato le sue prime volte tra il prologo e l’epilogo. Ottimo “setting the stage”.
Ho già preordinato alcune copie da regalare.
Consigliatissimo.
La scrittura è fluida ed evocativa.
I personaggi sono vivi, intriganti e ben caratterizzati.
Ma il vero collante di questo romanzo è l'ironia: elegante, leggera. Ogni "tappa" di questo viaggio -che è un po' il viaggio di tutti noi- diventa per il lettore una frizzante capriola mnemonica nel passato.
Davvero buona, la prima.
Romanzo eccezionale. Erano anni che non trovavo un libro così divertente, ironico e a tratti commovente. Questo libro è stato scritto con maestria, spero che l'autrice pubblichi presto un nuovo romanzo perché in questi tempi c'è bisogno di leggerezza e bellezza.
Romanzo eccezionale. Erano anni che non trovavo un libro così divertente, ironico e a tratti commovente. Questo libro è stato scritto con maestria, spero che l'autrice pubblichi presto un nuovo romanzo perché in questi tempi c'è bisogno di leggerezza e bellezza.
Grazie al sapiente uso di riferimenti e ironia, ha fatto sentire un po' anche mie le sue prime volte.
Brillante.
Ah, Maia è proprio un bel soggetto.