
Dobbiamo metterci in posa. Vieni, siediti qui che i nostri nipoti ci vogliono scattare una foto per ricordo. Lo vogliono insegnare a noi, cosa sono i ricordi? Se sapessero che non ne ho nessuno senza di te. Chi l’avrebbe mai detto che avremmo resistito tanto. Non andavamo nemmeno così d’accordo all’inizio, te lo rammenti? Tu avevi il vizio di chiedermi le cose senza grazia e io mi offendevo. Sì, lo so. Lo faccio ancora e non ho intenzione di scusarmi per questo. Poi un giorno, ti sei avvicinato e mi ha aiutato a stendere i panni bagnati. Guardavo le tue mani scivolare sulle nostre lenzuola e da quel giorno le cose sono andate meglio. Ogni tanto ti mettevi anche a cucinare. Cose semplici ma fatte con il cuore.
È stato come partire per un lungo viaggio. La nostra vita insieme. Non lo potevamo certo immaginare che ci saremmo riflessi nello stesso specchio per tutti questi anni. Ancora oggi, verso le sette e trenta del mattino mentre io mi do un po’ di crema e tu ti fai la barba, siamo lì, l’uno accanto all’altra, come il giorno in cui ci siamo sposati, solo un po’ meno eleganti. Quanti anni sono passati? Ogni tanto mi confondo e tu mi prendi in giro. No, non sto perdendo i colpi ma ricordarsi tutto per così tanto tempo richiede allenamento, organizzazione e tanta pazienza. Sì, pazienza! Vuoi sapere perché? Perché io mi devo ricordare le cose anche per te e lo faccio da sempre. I compleanni dei ragazzi che tu hai sempre confuso, le scadenze delle bollette che avresti voluto ignorare, le visite dal medico che se non ci vede si allarma. Avrebbero dovuto dirmelo che avrei fatto il doppio del lavoro quando mi sono sposata e che i difetti, soprattutto i tuoi, tendono solo a peggiorare ma quando ti guardo vedo ancora quel ragazzo. Il mio eroe buono. Quello che correva sotto alla mia finestra solo per vedermi, da lontano, per qualche minuto prima di cena.
I nostri nipoti dicono che abbiamo delle pile troppo resistenti in dotazione e che, come noi, non ne fanno più. Credo che abbiano ragione, in fondo non è da tutti assistere alla fine di una guerra, al benessere che prende il posto delle macerie, alle minigonne che diventano indispensabili, allo sbarco sulla luna, al ritrovamento di Aldo Moro e alla caduta del muro… Sarà per questo che ci chiamano “pezzo di storia” e forse, da fuori, va bene che sia così perché quello che siamo stati in realtà, lo sappiamo solo noi. Due fidanzati desiderosi di stare insieme, due sposi sprovveduti, due amanti inesperti, due genitori ansiosi e poi due nonni indispensabili. Tante cose diverse ma sempre in due. Io e te.
Ora siediti qui, abbracciami e sorridi all’obiettivo che glielo facciamo vedere noi che faccia hanno gli eroi. Quelli che hanno superato la tempesta e i colpi bassi della vita, solo tenendosi per mano, che anche quando l’amore ha smesso di bruciare nell’anima hanno saputo stringersi per dirsi che si amano come il primo giorno, quelli che sanno quanto sia bello sentirsi importante per qualcuno.
Sara Rattaro è nata a Genova. Laureata in Biologia e in Scienze della Comunicazione, è autrice di romanzi accolti con grande successo dai librai, lettori e critica, e tradotti in nove lingue. Sulla sedia sbagliata pubblicato da Morellini Editore, Un uso qualunque di te, Non volare via (Premio Città di Rieti 2014), Niente è come te (Premio Bancarella 2015), Splendi più che puoi (Premio Rapallo Carige 2016), L’amore addosso (Premio Letteraria 2018), Uomini che restano (Premio Cimitile 2018), Andiamo a vedere il giorno, La giusta distanza, Una felicità semplice, Cuore di tutto, Io sono Marie Curie. Dirige la collana di narrativa italiana di Morellini Editore e la scuola di scrittura «La fabbrica delle storie» ed è anche autrice di romanzi per ragazzi.